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ACCIDENTE 5 - UN CORAZON NUEVO

La storia di un grande dono, di una nuova sensibilità, di una perdita. Un pittore che dipinge quadri che sembrano fotografie. Un cuore nuovo che suona emozioni. Una messa in scena che punta l’obiettivo verso gli altri. Verso te.

 

Testo Originale MAURO ANDRIZZI e MARCUS LINDEEN

Traduzione, Ideazione, Regia GIULIO STASI

Con TIZIANA AVARISTA, MARGHERITA GIUNTI, FRANCESCO MARINO e con TE

Tecnica DARIO SALVAGNINI

 

Debutta nel Dicembre 2012 al TEATRO QUARTICCIOLO di Roma per la Finale del Premio alle Arti Sceniche Tuttoteatro.com DANTE CAPPELLETTI 2012, viene replicato per TEATRI DI VETRO 2013 e Festival TRASPARENZE 2013 a Modena

Performer in repliche passate FRANCESCA MULLER, ROBERTO DE PAOLIS, GIULIO STASI

 

 

MENZIONE SPECIALE PREMIO TUTTOTEATRO.COM ALLE ARTI SCENICHE DANTE CAPPELLETTI (Giuria composta da Paola Ballerini, Roberto Canziani, Gianfranco Capitta, Massimo Marino, Laura Novelli, Attilio Scarpellini, Mariateresa Surianello, Aggeo Savioli)

 

Nel progetto Accidentes Gloriosos di Giulio Stasi il lavoro sulla drammaturgia di Mauro Andrizzi e Marcus Lindeen si trasforma nella messa in atto di un dispositivo a episodi, che sconfinano al di là delle consuete barriere narrative e spaziali, e propongono al tempo stesso modalità di relazione ravvicinata con gli spettatori, senza rinunciare al governo della scena.

 

 

ALESSANDRO PAESANO per TEATRO.ORG sull’ACCIDENTE 5

 

[...] Giulio Stasi continua a sorprendere per la capacità che ha di costruire in maniera precisa, efficace ed esemplare un percorso performativo col quale approdare a una drammaturgia diretta e spiazzante, prima sollecitando le emozioni del pubblico e poi una volta resolo aperto alle sollecitudini emotive, raccontandogli una storia dai vari risvolti narrativi dove il cambiamento di stile di vita in seguito al trapianto di cuore  del personaggio (evocato da un altro personaggio) diventa la cifra di un mistero da indagare e risolvere soggettivamente: il testo è aperto infatti a varie soluzioni tutte ugualmente valide dove al determinismo causale del racconto si sostituisce un universo plurimo di possibilità sostenute dalla propria esperienza e dal riverbero emotivo che testo, musica e performance sostengono nello spettatore e nella spettatrice. Dove l'aspetto ludico e di intrattenimento della performance si coniuga perfettamente con la domanda seria e concreta sulle sorti della nostra esistenza, sulla nostra capacità e, prima ancora, sulla possibilità, di un cambiamento, legato magari a una perdita come accenna il contenuto inquietante del quadro segreto…

 

 

SIMONE NEBBIA per I QUADERNI DEL TEATRO DI ROMA sugli ACCIDENTES 1, 5 e 6

 

Sarà così, sarà vero che dal pericolo di morte o dalla morte altrui di fronte agli occhi sappiamo sentire, scandito dentro con più forza ancora, il battito vitale. Sembra averne una coscienza materiale Giulio Stasi, artista noto come attore e regista e che ora – con la sua compagnia Rosabella Teatro – firma una serie di “Accidentes Gloriosos” sul tema della morte che, quasi ovviamente, significa parlare della vita. Tre di questi “accidenti”, presentati a Teatri di Vetro 7, hanno costituito uno dei progetti più interessanti dell’intero festival. […] Incidente è questo spettacolo, sulla vita che resta, cercando di deglutire ciò che – uscendo – si mastica crudo. 

 

 

SERGIO LO GATTO per TEATROECRITICA.NET sugli ACCIDENTES 1, 5 e 6

 

Fotografare la morte, fotografare la vita. - Usciti indenni o quasi dai nostri tre passi in questo terribile luna park emotivo, è difficile capire che cosa si possa o si debba raccontare. Chi di un incidente è stato vittima davvero ricorda che resta solo il rumore assordante e lo spettacolo di tutte le paia d’occhi puntate su di te. E forse è in questa declinazione della morte che si abbracciano i tre episodi del progetto Accidentes Gloriosos, nell’accurato montaggio di una vita che si spegne, consegnandosi alla memoria di chi resta, di quella scena di morte, un’ultima impressione di luce. […] Il lavoro di Giulio Stasi è un lento e coraggioso cammino nell’articolazione di un linguaggio. Il grande rischio assunto è quello della penetrazione totale della distanza tra fortissima materia drammaturgica e sottile resa scenica; un rischio che si assume la responsabilità di un impatto violento su spettatori indifesi, ma lo fa con la grazia netta della ricerca, con l’eleganza della semplicità e rinunciando in partenza a qualsiasi scorciatoia ammiccante. Nel triangolo di sguardi (performer, spettatore, riproduzione dello sguardo); nel corpo umano sintetizzato in una bicicletta; nella voce distante eppure dilaniante di quell’incidente frontale: in tutto questo sta il senso di una realtà delle emozioni che non è mai emozione pura, ma sempre sempre sempre circostanza critica. E questa urgenza troppo spesso viene sottovalutata.

 

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